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10 Ottobre 2018
  • Aborto, riflettori nazionali per il caso Molise. In regione 400 interruzioni volontarie di gravidanza ma solo un medico non è obiettore. Il tema torna in auge dopo Verona

    Dal Veneto fino al Molise si riaccendono i riflettori sull’interruzione volontaria di gravidanza. Il tema torna di attualità dopo che il Consiglio comunale di Verona ha approvato, con 21 voti favorevoli e 6 contrari, una mozione che dichiara il capoluogo della provincia veneta “città a favore della vita” e finanzia associazioni cattoliche contro l’aborto.

    La mozione, sottoscritta anche dal sindaco di centrodestra, Federico Sboarina, porta la firma del consigliere della Lega Alberto Zelger e votata pure dalla dem, Carla Padovani, ha fatto molto discutere. A schierarsi contro il provvedimento e contro la stessa esponente del centrosinistra, quasi tutto il PD: dal segretario Maurizio Martina al governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, in corsa per la segreteria nazionale. Barricate sono state alzate anche dal movimento femminista ‘Non una di meno’, le cui rappresentanti si sono presentate in municipio a Verona vestite da ancelle.

    Il documento approvato ha, così, fatto tornare in auge il tema della legge 194 e la questione aborto: tema molto sentito soprattutto in Molise, regione con un unico ginecologo a praticarlo. E proprio nel momento in cui la regione attende la nomina del commissario alla sanità, dalle pagine de ‘Il Mattino’, torna a parlare il dottor Michele Mariano, che già qualche tempo fa aveva rilasciato un’intervista a CBlive.

    Mariano che è tornato ad accendere i riflettori sulla 194 ha raccontato come il sistema in regione, nonostante l’assoluta carenza di medici non obiettori, funzioni alla perfezione. Da solo – ha detto, infatti, Mariano – riesco ad esaudire tutte le richieste, 400 all’anno, che arrivano anche dalle regioni limitrofe, dalla Campania, in particolare dal Sannio, dall’Abruzzo e dalla Puglia, credo per motivi di privacy. L’unità operativa che dirigo è completamente autonoma dal reparto al quale non posso accedere ma che ho diretto come facente funzioni per due anni, fino al 2009, quando è stato affidato in convenzione al Gemelli di Roma su decisione della giunta regionale guidata da Michele Di Iorio. Da allora il direttore per concorso non è stato ancora nominato, ma io relegato in una torre di avorio. Non ho infatti più accesso alla sala operatoria per gli altri interventi, ma quanti primari in Italia fanno le interruzioni di gravidanza? È uno stigma professionale”.

    Proprio nell’intervista di CBlive, lo stesso Mariano non aveva nascosto come molti suoi colleghi erano diventati obiettori perché “non vogliono esporsi e desiderano far carriera. Credo che per un ginecologo aveva detto in quell’occasione Mariano –  non dovrebbe essere ammessa l’obiezione di coscienza”.

    E invece, non solo è ammessa, ma dopo anni di lotte il provvedimento di Verona sembra quasi tracciare la via di un regresso sociale e culturale, che annienta le tante battaglie compiute in nome della libertà.