Vino e dintorni

  • Alla scoperta di Fèlsina: tra armonia, complessità e un nuovo umanesimo. Mazzocolin: “Incontrarsi e progettare insieme: al centro di tutto il capitale umano”

    5 oli, 9 vini. Da Bibenda Galleria del Vino un viaggio alla scoperta di Fèlsina. A condurlo, Giuseppe Mazzocolin, insieme alla docente della Fondazione Italiana Sommelier, Mariaclara Menenti Savelli.

    Una delle Cantine simbolo del Chianti Classico, in un territorio di confine come quello di Castelnuovo Berardenga, si presenta ai tanti appassionati che hanno deciso di non perdere l’importante appuntamento.

    Una raffinata cultura umanistica, quella di Mazzocolin, che anche nella degustazione promossa a Campobasso ha dimostrato la sua attenzione per la terra e per tutti coloro che ad essa si dedicano.

    Dalle varie espressioni del Sangiovese, alla filosofia alla base della produzione dei suoi straordinari oli, quella raccontata è una terra dove regna incontrastata la diversità di suoli, di clima, di brezze, che conferiscono ai vini estrema eleganza e decisa riconoscibilità, ma che sono capaci anche di evocare un nuovo umanesimo e un nuovo capitale: quello che nasce dall’incontro di storie, vite, territori e saperi scambiati tra persone, così come ha spiegato Mazzocolin
    “L’agricoltura è una, noi abbiamo una storia che ha definito le eccellenze in ambito vitivinicolo, ora finalmente, anche l’olivicoltura sta esprimendo livelli qualitativi straordinari, impensabili fino a pochi anni fa. Ma le eccellenze non possono mai separarsi da quello che è l’ambito produttivo”. E proprio l’agricoltura, in questo contesto più generalizzato, ha ora il dovere per Mazzocolin di “trovare forme nuove di convivenza e di rispetto”.

    “È decisamente questo è il punto nodale. L’Italia – dice – è in gran parte un territorio agricolo che racconta una storia tutta da tutelare. Preservare non solo le tradizioni, ma la vita e la continuità dei sapori ritrovati deve essere l’obiettivo che guida il nostro agire. Il ritrovarsi, il riconoscersi è un aspetto decisivo. E la viticoltura, l’olivicoltura non possono mai identificarsi sono come un semplice scambio di prodotti o di vendita, ma deve riscoprire la sua dimensione umana. Solo così la circolarità dell’economia ritrova il suo senso più autentico”.

    Una nuova e più ampia profondità che parte, dunque, “da un capitale nuovo: che non si trova in banca, ma nei saperi delle persone, nella capacità di incontrarsi di progettare insieme”.  

    “È questo quello che io sento di evocare, anche e soprattutto in questa terra: il Molise. Una regione molto piccola, ma così densa e così attenta a tutto quello che vive intorno. È una realtà centrata non di certo separata”, ha concluso Mazzocolin, tra gli applausi dei presenti.

  • Il Molise incontra la Schiava e il Lagrein. L’enologo Andrea Moser a Campobasso per raccontare i vitigni autoctoni dell’Alto Adige

    Profumi delicati in grado di giocare tra fiori e frutta, apprezzata bevibilità capace di non sciupare l’eleganza di un vino che da sempre è sulle tavole alto atesine e che, a dispetto di quanto spesso si crede, può abbinarsi con la fantasia degli chef e tanti altri prodotti del Belpaese. A fare da protagonista del secondo incontro dedicato all’Alto Adige, promosso dalla Fondazione Italiana Sommelier Molise, è stata la Schiava. Accanto a lei, il Lagrein, altro vitigno autoctono con un’espressione del tutto differente.

    Questa volta a condurre questo nuovo ed entusiasmante viaggio nelle zone del Lago di Caldaro, insieme alla docente della Fondazione, Maria Clara Menenti, è stato l’enologo della cantina Kaltern, Andrea Moser.

    Dalle versioni classiche a quelle più moderne, dalle espressioni che derivano da vitigni molto vecchi, fino a un invecchiamento di dieci anni a dimostrazione di come la Schiava sappia conservare bene i propri anni. Il tutto suddiviso in ben 14 vini differenti, ognuno dei quali capace di esprimere un’identità del tutto diversa dalle altre.

    Quando nella difficile annata del 2014 Moser arrivò in azienda fu alla guida di una riforma del panel dei vini “perché – ha raccontato – volevamo puntare sulla qualità e focalizzaci su alcune qualità poco conosciute. In Alto Adige, un territorio in cui la vite si coltiva dai 200 ai 700 metri di altitudine e con esposizioni differenti, c’è la possibilità di produrre tantissimi vitigni e farlo con ottimi risultati. Lo continuiamo a fare, cercando di dare rilievo proprio alle varietà meno conosciute altrove, che però meglio incarnano l’identità del territorio”.  Ed è questo il caso della Schiava, essendo la zona del Lago di Caldaro un’area molto predisposta per i rossi, mentre sul bianco si punta molto sul Pinot e sul Souvignon che, come ha ricordato Moser “nel nostro territorio danno davvero il meglio”.

    E se l’enologo che, qualche anno fa, in bicicletta ha addirittura attraversato l’Italia insieme alle sue bottiglie per far sì che i vini tipici di Caldara potessero confrontarsi con creazioni e piatti di altri territori, ad omaggiare l’Alto Adige nel suo incontro con il Molise ci ha pensato la chef Barbara Comune che per l’occasione ha proposto finger food a tema. Ma i sapori alto atesini dei crauti e delle frittelle di mele si sono uniti a quelli tipici della regione ospitante, come ad esempio la farina Agostinelli macinata a pietra che ha composto un delicato tortino di polenta. Perché se nella varietà si cela l’identità, è nella contaminazione dei territori che si ‘scopre’ la cultura.

  • Un viaggio tra le ENOzioni di Marsala: alla scoperta della Sicilia

    Ancora un nuovo e affascinante viaggio alla scoperta dei territori italiani, quello targato Fondazione Italiana Sommelier Molise. Questa volta la piccola regione ha potuto incontrare una delle terre più poliedriche d’Italia: la Sicilia.

    Il percorso culturale proposto ha visto i numerosi partecipanti confrontarsi con il vino simbolo dell’enologia siciliana. A raccontare il Marsala attraverso sei declinazioni è stata Maria Antonietta Pioppo, presidente della Fondazione Italiana Sommelier Sicilia Occidentale che ha accompagnato i presenti in un viaggio attraverso sapori e profumi di una delle regioni più belle d’Italia.

    Sei i vini in degustazione abbinati con prodotti tipici del territorio: Donna Franca Marsala Superiore Riserva Semisecco Ambra – Cantine Florio; Mille Marsala Superiore Semisecco 10 anni Dop Ambra – Rallo; Marsala Superiore Riserva Storica 1988 – Vito Curatolo Arini; Marsala Vintage 1980 Riserva Vergine Secco – Francesco Intorcia Heritage; Marsala Vergine Riserva 1988 Doc – De Bartoli; Marsala Oro Superiore Riserva vino liquoroso DOC – Cantine Pellegrino.

    Tra gli abbinamenti proposti il formaggio erborinato da provare con il Marsala Donna Franca delle Cantine Florio e il Marsala Vintage di Francesco Intorcia Heritage. Nel piatto anche il cioccolato fondente e il cioccolato modicano da provare con il Marsala Oro delle Cantine Pellegrino. Proprio quest’ultimo trova il suo abbinamento ideale anche con il panettone al mais, tipica specialità molisana.

    Altra sorpresa la Tuma Persa, formaggio siciliano che ben si sposa con il Marsala Superiore Riserva Storica 1988 di Vito Curatolo Arini e la mozzarella di bufala campana con scorzetta di limone servito su letto di pomodoro e filo di Tonda Iblea, olio da omonima cultivar siciliana.